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Progetto Greenland: creare competenze e fare rete tra i Paesi del Mediterraneo

by Redazione
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Si è svolto il 14 dicembre, nella sala “Oro” della Cittadella Regionale a Catanzaro, l’incontro istituzionale per la chiusura del progetto ENI CBC MED GREENLAND, il più grande progetto di cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo finanziato dall’Unione Europea che ha visto capofila la Regione Calabria – attraverso il Dipartimento Programmazione Unitaria – e Arsac come soggetto esecutore.

Lo scopo del progetto è stato quello di creare competenze nella Green and Circular Economy (Economia Circolare) per uno sviluppo sostenibile e di ridurre le differenze sociali mediante politiche di coesione e lotta alla povertà.

L’evento finale, che si è svolto in tre giornate, ha visto la partecipazione in presenza dei partners: Palestina, Grecia e della rappresentante siciliana di ARCES; Libano, Giordania, Egitto e Portogallo sono intervenuti in videoconferenza per illustrare le varie tappe attraverso le quali il progetto è stato svolto nei loro Paesi.

“Mettere al centro il Mediterraneo, coinvolgendo tutte le sponde, con progetti specifici rivolti alle classi più deboli – quelle che vanno osservate con maggiore attenzione, e a queste andare a trasferire le competenze relative ai nuovi mestieri riguardanti l’economia circolare e green – diventa un progetto premiante che va ad incidere su due aspetti fondamentali: il primo è quello delle politiche di transizione e il secondo quello delle politiche per i giovani e per le fasce deboli”. Così Maurizio Nicolai, Dirigente Generale del Dipartimento Programmazione Unitaria Regione Calabria.

Nella seconda giornata prevista in agenda ci si è spostati presso la sede centrale Arsac di Cosenza per il secondo incontro alla presenza del Commissario Fulvia Caligiuri, durante il quale un mentor dell’azienda regionale ne ha descritto i vari centri sperimentali e ha illustrato i buoni esempi calabresi di economia verde e circolare.

“Il vero auspicio è quello che in futuro queste persone formate, grazie a questo progetto, possano trovare un reale sbocco nel mondo lavorativo consentendo lo sviluppo dell’economia sostenibile, speriamo in Calabria e negli altri Paesi coinvolti”. Così il Commissario ARSAC, Fulvia Caligiuri.

Terminato l’incontro tenutosi presso l’Arsac, i partners sono stati accompagnati in visita guidata presso l’azienda di Corigliano Rossano Sud Rienergy-Bufavella, fulgido esempio di come si chiude in modo sostenibile il ciclo di produzione dei prodotti caseari attraverso il recupero degli scarti agroalimentari, costituti essenzialmente da siero e deiezioni degli animali, mostrando metodologie mirate alla riduzione dell’impatto ambientale dell’intera filiera produttiva che è uno dei pilastri principali della green economy; qui hanno potuto apprendere come lo smaltimento dei reflui zootecnici, mediante l’immissione in un digestore anaerobico, apporti importanti benefici sul surriscaldamento globale, in quanto permette di ridurre le emissioni di metano (gas serra prodotto dalla decomposizione del materiale organico) responsabili del riscaldamento climatico.

“Oggi è stata scritta una nuova e bella pagina per la nostra Calabria che ha bisogno di valorizzare le proprie risorse – in questo caso l’energia rinnovabile – e soprattutto di trasferire competenze a chi probabilmente non sa ancora cosa si possa fare in questo ambito in questi nostri territori e invece, probabilmente attraverso queste azioni, riesce a scoprirlo; l’idea, quindi, di costruire un sistema di consapevolezza diffuso in un’area del Mediterraneo nella quale invece ci sono emergenze gravissime credo che sia un obiettivo di grande rilievo, un grande valore aggiunto. A partire da questo progetto sicuramente si metteranno in campo nuove azioni per uno sviluppo sostenibile che guardi al futuro.” Così l’Assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo.

L’auspicio dei promotori è, quindi, che Greenland sia in realtà l’inizio di un percorso di crescita professionale all’insegna della sostenibilità ambientale per giovani che non studiano e non lavorano e per donne inoccupate, nonché di coesione sociale che consenta di ridurre il divario esistente tra i diversi Paesi del bacino del Mediterraneo.

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