Castrovillari. Dopo la presentazione ufficiale, l’XI edizione del Calàbbria Teatro Festival e la consegna del “Premio Frontiere Aperte 2023” dell’evento “Joggi Avant Folk” che si tiene nell’omonima frazione di Santa Caterina Albanese, premiata la tenacia e la capacità organizzativa, nonchè la qualità artistica, con il premio realizzato dal M° Stefano Marino di Castrovillari, il festival entra nel vivo.
Il progetto dell’Associazione Culturale “Khoreia 2000” direzione artistica Rosy Parrotta, direzione organizzativa, Angela Micieli, ha quest’anno scelto come tematica,il “SORRISO”: “Lo slancio in avanti e verso l’alto per segnare con il sorriso un percorso personale e condiviso. Quel sorriso che riceviamo dagli altri e che noi rendiamo vincente. Quel sorriso che restituiamo al mondo in maniera diversa”. Così il direttore artistico, Rosy Parrotta.
Giovedì 19 alle ore 17.00 nel Foyer del Teatro Vittoria, inaugurazione della personale di pittura di Cristiano Quagliozzi: ”Il paesaggio dentro” a cura di Mystica Calabria che resterà in visione fino al 22 di ottobre e il laboratorio di pittura en plein air (all’aria aperta) con gli studenti.
Nel corso dell’inaugurazione breve intervento de I PICCOLI DELLA PRO LOCO coordinati da Tiziana La Vitola con la lettura del racconto “A SCIORTA DA CIVITA”, scritto in “castruviddaru” da Franco Pirrera.
La mostra è stata realizzata in occasione del Calabbria Teatro Festival, sono presenti opere realizzate en plein air (all’aria aperta), in diversi luoghi molto diversi tra loro, dalla natura più incontaminata, ai piccoli borghi, alla grande città, con i suoi monumenti e le sue ville.
Quest’anno il festival entra nel sociale e porta una nota colorata anzi “dolce” a tutti gli ospiti delle RSA di Castrovillari. Grazie alla collaborazione del “Forno Fiore” saranno distribuiti dei dolcetti a forma di emoticon sorridenti, che richiamano, appunto, la tematica 2023, ovvero il SORRISO.
Grande ritorno dei CORTI TEATRALI ben sei spalmati in due giorni. Si parte Venerdì 20 alle ore 21.00 presso il Teatro Sybaris con tre spettacoli da 30 minuti: “Porta americana” di e con Mattia Parrella, produzione NOI ZACK E LA TROMBA; “Noi e loro” di Marco Fioravante e Pierluca Ponte, libero adattamento dell’opera del Magistrato Alessandra Camassa e “Feel” di Anzillotti De Nitto- Costa, con Antonio Anzillotti De Nitto, regia di Giulio Costa .
Sabato 21 ottobre alle ore 21.00, presso il Teatro Sybaris sarà la volta di:”Scetate Partenope” Drammaturgia e Regia Deborah Di Francesco. In scena Deborah Di Francesco, Marco Gregorio Pulieri. Aiuto regia – disegno luci – audio Marco Prato. Assistenti Gian Luca Signorile, Valentina Coppola, Anna Simeoli. Produzione La Nuova Comune; “Rainbow” Ricordi da una storia vera di e con Francesco Rivieccio; “La Topa Bianca”, Gabriella Ferri racconta se stessa, con Daniela Antolini e Flavio Accorinti, scritto e diretto da Emanuele Bilotta.
Seguirà la cerimonia di premiazione Miglior Corto – Premio Giuria Popolare. Premio realizzato per l’occasione dal M° Stefano Marino – Orafo Gioielli Marino – Castrovillari
Posto unico 10,00 euro; ingresso ridotto 5,00 euro per gli spettatori di venerdì 20 ottobre
Domenica ore 10:00>12:30 – 15:00>18:00 // Teatro Vittoria
Sorriso – Terapia; Laboratorio di primo approccio alla CLOWN TERAPIA a cura dell’Associazione Alma. Attività: – i principi della filosofia clown,
Costruzione del personaggio clown
Esercizi teatrali di preparazione alle attività
Iscrizioni a numero chiuso
Quota d’iscrizione: euro 20,00
INFO E ISCRIZIONI: khoreia2000@hotmail.it – 3807944639
Il Festival è patrocinato dall’Amministrazione Comunale di Castrovillari ed inserito nel brand, Castrovillari città festival
NOTE CORTI TEATRALI
Porta americana
Di e con Mattia Parrella
Produzione NOI ZACK E LA TROMBA
Liberamente tratto dal racconto Super Santos di Roberto Saviano
Porta americana è una storia che ha del fantasioso e del fantastico, ispirata a fatti che realmente accadono. Una storia sulle responsabilità, sul valore delle scelte e sul peso delle loro conseguenze, un racconto che affronta i temi della legalità, dei rapporti umani, dell’amicizia e della passione. Lo spettacolo narra la vicenda di Rino, Giovanni, Giuseppe e Dario, quattro amici legati dalla passione per il calcio e segnati da un destino che li pone in continuo confronto tra la proiezione di un sogno e il corso di una realtà non sperata. La loro avventura comincia da bambini, quando trascorrono le loro giornate calciando e rincorrendo il Super Santos, l’unico pallone degno di nota per chi consuma entusiasmo e ginocchia nei vicoli e nelle piazze di città e paesi, giocando in strada e potendo solo immaginare di avere tra i piedi l’inarrivabile pallone di cuoio. “All’americana” è una modalità di gioco che si applica quando si è dispari o nessuno vuole stare tra i pali, con due squadre che si contendono un’unica porta attaccandola e difendendola a turno. “All’americana” però, è anche un modo di vedere le cose, di descriverle quando ci appaiono strane, insensate, ingiuste o esagerate, come il caffè nella tazza grande o gli hamburger a colazione. Quando anche l’episodio più genuino può trasformarsi in fatalità e diventa una porta di accesso a un mondo immeritato, a un percorso senza ritorno non voluto e immotivato.
Noi e loro
Di Marco Fioravante
Con Marco Fioravante e Pierluca Ponte
Libero adattamento dell’opera Noi e loro del Magistrato Alessandra Camassa
Noi e loro, Giovanni e Paolo. 1992. Due boati, assordanti, penetranti arrivati fino al 2023. La calma, il tempo che passa. Adesso Paolo Borsellino ha voglia di raccontare quegli anni bui. Da lì le cose si vedono meglio, si possono decifrare e interpretare. Il rapporto tra Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, messo a nudo, con la consapevolezza di tutto quello che è successo, anche di quelle vicende subite da loro, ma non capite perché troppo vicine.
Feel
Di Anzilotti De Nitto – Costa
Con Antonio Anzilotti De Nitto
Regia Giulio Costa
In collaborazione con Ferrara Off
Secondo una ricerca pubblicata su Nature Communications, condotta da psicologi della Queen’s University (Canada), una persona avrebbe in media 6.200 pensieri al giorno. Quanti di questi pensieri sono vere e proprie voci che ci dicono come dovremmo essere, come dovremmo comportarci e cosa dovremmo dire nelle varie situazioni che la vita ci propone? Di chi sono queste voci che abbiamo nella mente? Quanto la famiglia, la società e la cultura hanno contribuito alla loro creazione? Come si fa a riconoscere la propria voce in mezzo alle altre? Quella più vera, fuori da tutti i condizionamenti ricevuti. È possibile? Oppure è proprio quest’insieme di voci, orami diventato solo rumore, a rappresentare la nostra vera voce e la nostra vera identità? E se il rumore lasciasse il posto al silenzio? Da queste domande nasce la ricerca che si esprime attraverso una performance in cui l’interprete, senza avere un testo definito, esterna le voci che abitano la sua mente nel qui e ora della scena, dando vita a qualcosa di inedito ogni volta che si rappresenta. Tutto questo porta il protagonista ad un’estenuante lotta con se stesso per non cedere alle voci martellanti che lo attanagliano e che, alla fine, lo annulleranno. L’interprete, arrivato a questo punto, ricomincia ad abitare lo spazio scenico cercando di azzittire le voci, nella speranza di trovare il tanto ambito silenzio mentale per ricostruire e recuperare un nuovo modo di stare, di essere e di sentire.
Scetate Partenope
Drammaturgia e Regia Deborah Di Francesco
In scena Deborah Di Francesco, Marco Gregorio Pulieri
Aiuto regia – disegno luci – audio Marco Prato
Assistenti Gian Luca Signorile, Valentina Coppola, Anna Simeoli
Produzione La Nuova Comune
In un’ambientazione onirica, Partenope continua a “svegliarsi” e lo fa ogni volta in un mito diverso. La vedremo burlona irriverente, giovane fumantina, sirena delusa, principessa esiliata, feroce arpia, figlia irriconoscente, madre accogliente, bramosa amante, donna speranzosa, ferita, generosa, arresa. Il giovane cantastorie Cimone la accompagnerà in questo viaggio tra musica tradizionale napoletana, pezzi ricercati e composizioni originali; tra monologhi, dialoghi, maschere e poesie; tra ironia e sorte; tra sacro e profano; tra burle e dolore; tra sangue e riconoscenza. Co protagonista la bella e sofferta Napoli, scenario di continui mutamenti, di lenti e repentini “risvegli”. E sarà proprio grazie alla sua terra che Partenope non verrà mai dimenticata. Quelle radici profonde, la porteranno a non morire ma anzi a trasformarsi, a celarsi dietro storie diverse, a dormire assopita e a destarsi di continuo tra sussulti frenetici e dolci melodie. Così come il popolo del sole si domanda se quei vicoletti si addormenteranno mai, il pubblico si chiederà infine se Morfeo continuerà a cullare Partenope in eterno o se le darà la possibilità di svegliarsi nuovamente col dolce fiato del vento del mare. Solo attraverso il pensiero, “Partenope” continuerà a vivere e noi per non farla scomparire potremmo anche decidere di non perdonarla, ma MAI di dimenticarla: “SCETATE ”.
Rainbow
Ricordi da una storia vera
Di e con Francesco Rivieccio
“Rainbow” è un racconto di guerra realmente accaduto. Mio nonno si ritrovò giovanissimo come marinaio a bordo del sommergibile italiano Enrico Toti, l’unico sommergibile italiano ad essersi trovato per puro caso in una battaglia e ad averla vinta. Era il 1940 e mio nonno passò da semplice elettricista di bordo ad assistente del cannoniere: infatti fu lui a passare i colpi di cannone al soldato che sparando affondò un sommergibile inglese dal nome Rainbow. Medaglie al valore per tutti i soldati superstiti ma mio nonno si sentì sempre in colpa per quello che era successo quella notte in alto mare; a causa del Toti il giovanissimo equipaggio del sommergibile avversario fu disperso in mare. Questa è una delle tante storie della Seconda Guerra Mondiale che hanno segnato profondamente coloro che ne hanno preso parte. Con questo monologo cerco di rendere giustizia a mio nonno che per puro caso si ritrovò ad essere chiamato eroe quando invece fu solo prelevato a diciassette da un campo da calcio per combattere in un campo da guerra. In seguito, vista la resa dell’Italia, mio nonno e tutto l’equipaggio si ritrovò sfollato e ben presto fu catturato dai tedeschi e internato in un campo di concentramento in Prussia Orientale e fu addirittura dichiarato disertore perché non riuscì a presentarsi alla caserma di Napoli poiché catturato prima che potesse arrivarci. Prendendo i ricordi di mio nonno metto in scena uno spaccato di vita vera che racconta quella guerra non troppo diversa dalle tante che ancora oggi invadono il mondo.
La Topa Bianca
Gabriella Ferri racconta se stessa
con Daniela Antolini e Flavio Accorinti
scritto e diretto da Emanuele Bilotta
Nel 2024 ricorrerà il ventennale dalla morte di Gabriella Ferri. Cantante, autrice, attrice, poetessa e pittrice, simbolo della Roma dei quartieri, Gabriella Ferri è stata protagonista di una vita fatta di luci ed ombre che questo spettacolo tenta di ripercorrere passo dopo passo. Una struttura semplice per rappresentare la semplicità che ha reso grande la cantante romana, figlia della strada e delle osterie, più che delle paillettes e delle luci della ribalta. La storia racconta del suo incontro casuale con un musicista di strada al quale si approccia con la sfrontatezza tipica dei romani e, pur avendolo appena conosciuto, gli racconta fatti e misfatti della sua vita, rendendolo anche menestrello per le sue canzoni. Una confessione intima e totale, pretesto per raccontare la Roma di qualche decennio fa. Il titolo “La Topa Bianca” fa riferimento al soprannome che le era stato dato da bambina, per quei colori chiari che la contraddistinguevano e largo spazio viene dato alla sua infanzia. Un omaggio ad un’artista del popolo, simbolo di un modo di approcciarsi alla musica e alla vita che oggi è stato un po’ dimenticato. Un approccio carnale, di un’artista che, sangue e sudore, ha saputo conquistare tutti e rimanere nella mente delle persone, pur rimanendo sempre distante dalle dinamiche dello show business.