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Osservatorio Regionale sulla violenza di genere

by Redazione
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Nella sala “Acri” del Consiglio Regionale della Calabria, si è insediato l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, istituito con la Legge regionale n. 38 del 2016. L’organismo è composto, oltre che da tre membri di diritto (dirigente generale del Dipartimento Tutela della salute, presidente della Commissione regionale pari opportunità, consigliera regionale di parità), da esperti e rappresentanti di enti attivi nella materia del contrasto alla violenza di genere, che sono stati individuati per competenze professionali e attraverso un avviso pubblico.

La seduta è stata introdotta dai saluti istituzionali dell’Onorevole Giacomo Crinò, che ha espresso la valenza dell’organismo, che si impegnerà nella promozione di una cultura di genere e per l’individuazione di misure di superamento della violenza. I lavori sono proseguiti con l’intervento della Coordinatrice, l’Avv.ssa Giuseppina Pino, la quale ha affermato l’importanza di un’attività alacre di supporto alle donne e ai minori e di contrasto alla violenza di genere. L’eliminazione della sottocultura violenta, espressione di disuguaglianze strutturali, di stereotipi di ruoli, di un flop redistributivo economico nei tempi lavoro e di cura tra uomini e donne, di un’organizzazione patriarcale della società, impone un sistema di tutele crescenti per le donne, abbinato ad un welfare efficace, e a strumenti per l’autonomia finanziaria ed abitativa delle donne, che permettano l’emancipazione di queste ultime e la fuoriuscita delle stesse dalla spirale violenta in cui sono cadute. “L’obiettivo è quello di lavorare per la collettività – ha detto la coordinatrice – sia per monitorare i fenomeni legati alla violenza di genere attraverso gruppi di lavoro specifici in seno all’Osservatorio, sia per promuovere iniziative concrete e di formazione rivolta ai professionisti, agli studenti e alla società civile. L’Osservatorio avrà un approccio operativo e si avvarrà delle competenze di esperti designati quali la Dott.ssa Laura Amodeo, la Dott.ssa Anna Briante, il Dott. Pasquale Ciurleo (vice-coordinatore), la Prof.ssa Anna De Gaio, l’Avvocatessa Stefania Figliuzzi, la Dott.ssa Annamaria Curia, la Dott.ssa Caterina Ermio, la Dott.ssa Carolina Girasole, il Dott. Antonio Gioiello, il Dott. Luca Lanzino, l’Avvocata Lucia Lipari, la Dott.ssa Isolina Mantelli, la Dott.ssa Francesca Mallamaci, l’Avv.ssa Marano Caterina dell’Avvocatessa Giuseppina Spinella. Tutti i componenti dell’Osservatorio, all’interno dei propri interventi, hanno delineato le linee operative del proprio impegno e gli ambiti all’interno dei quali presteranno la propria attività, primo fra tutti la formazione e programmazione di percorsi mirati a generare conoscenza e consapevolezza del fenomeno, e quindi lo sviluppo di modelli culturali e strategie d’intervento che possano garantire pari opportunità e segnare un cambio di passo in una sfida sociale indubbiamente complessa.

La violenza sulle donne non è un fatto privato. Siamo dinanzi a storie cariche di sofferenza, di fatica e di umiliazione, ma anche di grande coraggio e resilienza. Vissuti che ci raccontano la forza di dire basta e la tenacia di riprendere in mano la propria vita e la propria libertà. Le notizie di violenze di genere continuano ad occupare le cronache con dati impressionanti, che ci restituiscono l’immagine, terribile, di una società in cui le donne subiscono violenza in casa, sul lavoro, nei luoghi e nei contesti in cui intendono realizzarsi. Parliamo infatti di un fenomeno strutturale e diffuso, che affonda le sue radici nel tempo. In questi anni Governo e Parlamento hanno messo in campo misure importanti di prevenzione, protezione e contrasto alla violenza, in applicazione della Convenzione di Istanbul, ma, nonostante ciò, non diminuiscono i reati di violenza contro le donne e in modo particolare i femminicidi: quasi sempre epiloghi drammatici di storie di violenza e abusi che avvengono quando la donna decide sulla sua autonomia e libertà. È indubbio che l’attività dell’Osservatorio possa inanellarsi all’interno di una rete più ampia di partner istituzionali e sociali, che possano mettere a sistema condizioni positive per le donne, al fine di giungere ad un definitivo cambio di passo e favorire la crescita collettiva.

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