Anton Pavlovic Cechov è considerato meritatamente uno dei massimi autori di racconti di tutti i tempi, e non solo uno degli scrittori russi più letti dell’Ottocento. E questi racconti sono stati scritti verso la fine della vita dello scrittore, che morì a soli 44 anni in conseguenza di una tremenda tubercolosi che lo divorava da tempo. Nei suoi ultimi anni di vita, Cechov si spostava continuamente in cerca di posti più salubri, proprio per sfuggire alla tubercolosi, e sono dunque racconti che, oltre a descrivere e sondare l’animo umano , contengono descrizioni della natura di quei posti in cui si trovava, e che vanno ben oltre lo sfondo in cui si svolge la trama riuscendo sempre a dare con uno stile snello ed elementare, un tocco di grazia.
“Poco tempo più tardi Laptev e suo cognato sedevano al piano superiore in sala da pranzo e cenavano. Laptev bevve un bicchierino di vodka e poi passò al vino; Panaurov invece non beveva niente. Non beveva mai e non giocava a carte, ma nonostante questo aveva dato fondo a tutti i suoi averi, alla fortuna della moglie e aveva contratto molti debiti. Per scialacquare tanto denaro in così poco tempo non basta avere una passione, è necessario qualcosa di diverso, una sorta di speciale talento.“
Dicevamo uno scrittore russo. In questo periodo, e per le note vicende se ne parla tanto e qualcuno dice: “sono pesantoni!” Non è vero chiaramente, e sicuramente non lo si può dire di Cechov. Anche perché guarda caso, la tematica di questi racconti è l’amore, quello desiderato, quello finito, non corrisposto o quello mai realizzato, e poi perché oltre allo stile snello come ho già detto, accade che queste storie vadano oltre e che ci si allacci ad altre tematiche, sia sociali che politiche. E poi gli argomenti sono sempre attuali, come accade nell’ultimo racconto ad esempio, dove la giovane Nadja, di famiglia benestante e prossima alle nozze con il suo fidanzato storico ( ma noioso ), segue i consigli del cugino e rinuncia al matrimonio per trasferirsi a San Pietroburgo e frequentare l’università.
“Tutto finisce a questo mondo” , diceva a bassa voce, strizzando gli occhi scuri. Ti innamorerai, soffrirai, ti disinnamorerai, ti tradiranno, perché non esiste donna che non tradirebbe; soffrirai, ti dispererai e tradirai a tua volta. Ma giungerà un momento in cui tutto ciò sarà soltanto un ricordo e allora giudicherai freddamente e considererai tutto questo nient’altro che sciocchezze…!” In ogni racconto vengono indagati gli abissi di ogni personaggio, Cechov riesce a recuperarne i misteri più nascosti, e contemporaneamente anche quando descrive il suo paese, in fondo non dice nulla di nuovo ma ciò che dice è così convincente, semplice e chiaro, da far paura.
Buon Viaggio